infertilità

La cicogna distratta: quando un bambino non arriva

Il desiderio di un avere un bambino è naturale e fisiologico in molte coppie, ma a volte le cose si complicano e arriva una diagnosi di infertilità. 

L’infertilità è definita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità come l’assenza involontaria di concepimento dopo almeno un anno di rapporti mirati o non protetti. Può essere legata ad un fattore maschile, femminile o idiopatico di coppia, cioè non spiegabile da una causa organica presente nei partner. 

Indipendente da come si arriva a questa diagnosi la coppia si trova davanti nuovi scenari possibili, magari mai pensati fino a quel momento, tra cui quello di intraprendere un percorso di procreazione medicalmente assistita (PMA). 

Il supporto psicologico può essere un aiuto prezioso per elaborare tutte quelle emozioni legate alla diagnosi di sterilità e al percorso di PMA ed imparare a gestire la fatica ed il dolore che ne conseguono. 

Uno strumento particolarmente proficuo in questi casi è il lavoro svolto con piccoli gruppi di coppie (3 o 4) che si trovano a vivere questo disagio: la presenza dello psicoterapeuta facilita l’espressione guidata delle emozioni, la condivisione delle esperienze e dei vissuti soggettivi tra i partecipanti e permette di uscire dall’isolamento emotivo che spesso si viene a creare intorno a queste coppie. 

L’elaborazione emotiva di questi aspetti aiuta le coppie a ristabilire un equilibrio tra possibilità e fallimento, speranza e delusione e ad affrontare il percorso con maggiore serenità; spesso infatti accade che questa venga messa a rischio dal ritmo incalzante che i protocolli di intervento richiedono (monitoraggi ecografici ed esami del sangue quasi quotidiani, somministrazione di farmaci ad orari precisi). 

I gruppi si sviluppano intorno al focus dell’infertilità, hanno per oggetto l’esperienza soggettiva di ognuno e come la sofferenza emotiva viene vissuta all’interno della coppia.

Talvolta, è possibile che durante gli incontri emergano delle sofferenze individuali intense a cui non è possibile dare uno spazio soltanto all’interno del gruppo di coppie. In queste situazioni è possibile valutare insieme alla psicoterapeuta la possibilità di intraprendere un percorso di psicoterapia individuale o di coppia che possa garantire l’attenzione necessaria.

Purtroppo infatti, quando un bambino non arriva, la coppia deve fare i conti con un evento doloroso che spesso crea degli scombussolamenti sia nei singoli partner che nella relazione di coppia. 

A livello individuale ognuno deve confrontarsi con l’impossibilità di diventare padre o madre e, a livello di coppia, entrambi sono di fronte all’irrealizzabilità di un progetto comune, e in alcuni casi fantasticato fin dalla giovane età (“Quando sarò madre/padre farò…”, “Se un avrò un figlio…”). Le coppie che si avvicinano al mondo della procreazione medicalmente assistita (PMA) spesso cercano di acciuffare la cicogna da tempo, e per questo portano sulle spalle un grosso bagaglio di sofferenza emotiva, difficile da condividere ed elaborare con amici e parenti. E si sentono sole.

Inoltre non va dimenticato che anche il percorso diagnostico può essere fonte di stress: l’invasività degli esami (ad esempio l’esame della pervietà delle tube, o l’esame dei livelli ormonali da svolgere in precisi giorni del ciclo, o lo spermiogramma) può far sentire la coppia in corso di valutazione in una sfera che solitamente è intima e privata. 

Spesso i partner si ritrovano a vivere in una condizione di disagio e di sofferenza emotiva che perdura nel tempo, magari in balia di emozioni tra loro contrastanti e difficilmente governabili, che oscillano dalla vergogna all’invidia, dalla speranza alla frustrazione, dall’aspettativa alla delusione. 

Una sensazione piuttosto comune durante i tentativi di PMA è che tutti gli altri aspetti della vita debbano mettersi in standby, in attesa dell’arrivo del ciclo mestruale, che permette la programmazione della stimolazione, dei risultati dei monitoraggi ecografici ed ormonali, che permettono la pianificazione delle fasi successive del percorso, dei risultati delle Beta-hCG, che daranno il verdetto finale. Insieme a questi aspetti pratici si mettono in attesa anche gli aspetti identitari dell’individuo (coppia, lavoro, svago), con il conseguente sviluppo di una immagine di sé impoverita e svuotata di significato. Pertanto spesso nelle coppie che si avvicinano alla PMA si osserva un vero e proprio shock che mette in crisi il loro sistema di valori, credenze, convinzioni, speranze: si sentono inadeguate, in colpa perché non hanno la possibilità di dare continuità alle generazioni precedenti, e il disagio talvolta può diventare così forte da minare l’equilibrio e il legame tra i partner. 

È frequente che in questo clima di confusione si insinui nella coppia attraverso l’incomprensione: pur desiderando entrambi i partner un figlio ci si può ritrovare a vivere emozioni diverse, in tempi diversi, che si manifestano in modo diverso. Una situazione del tutto fisiologica, ma che se non viene riconosciuta e si protrae nel tempo può portare ad un allontanamento dei partner nella coppia e ad un aumento del vissuto di solitudine di ognuno. 

Per questo le persone che vivono questa esperienza sono spesso molto provate a livello emotivo e presentano una condizione di malessere che produce disagio sia a livello individuale che relazionale. La sessualità può diminuire di intensità venendo vissuta come finalizzata al nulla¸ o essere circoscritta al periodo fertile e diventare una sorta di “compitini” da svolgere. Questo rischia di minare molto le caratteristiche di spontaneità, sensualità e piacere che la contraddistinguono, perché la finalità ultima diventa quella del concepimento che, mese dopo mese, continua a non trovare riscontro. Proprio per questi motivi è importante chiedere un aiuto psicologico, che fornisce alla coppia non solo uno spazio dove poter essere ascoltata, ma anche uno spazio dove poter elaborare i sentimenti di rabbia, tristezza, vergogna e disagio legati alla diagnosi di infertilità e al percorso di PMA. Un supporto psicologico può essere utile anche per integrare le tantissime informazioni che si possono ricevere durante il percorso medico, sul tipo di tecniche utilizzate (IUI, FIVET, ICSI, IMSI) e relative percentuali di successo/insuccesso e infine sulle difficoltà in cui si potrà incorrere.